I Categoria, linciano un giocatore del Pomezia: “Mi volevano uccidere”

admincalciovero 24 Dicembre 2019 0
I Categoria, linciano un giocatore del Pomezia: “Mi volevano uccidere”

di Giacomo Rossetti

ROMA

Lo scorso 22 dicembre era una domenica di calcio come tante per F.M.,centrocampista in forza al Città di Pomezia (terzo in classifica nel girone G di Prima Categoria laziale). Dopo il pareggio casalingo per 1-1 contro la VjS Velletri, però, il ragazzo se l’è vista brutta: «Volevo prendere mio figlio, che ha due anni e quattro mesi, per portarlo dentro al campo come faccio sem- pre: lui ama il pallone, una pas- sione che a me sta passando…». Passerebbe a tutti, visto quello che è successo: «Esco fuori dal campo per prendere il mio bam- bino dalle braccia di mia moglie e lì vedo, coloro che si autodefiniscono ‘ultras’, uno dei quali stava scavalcando il cancello per entrare in campo. Lo guardo e gli dico: ‘Ma vuoi scendere? Ci sono le famiglie, i ragazzini, smettetela e andatevene’. Tempo di dirlo e questo scende e mi dà un pugno in faccia. A quel punto mi sono ritrovato in mezzo a dieci persone, da solo, dato che tutti i miei compagni erano nello spogliatoio. Questi “tifosi” mi hanno iniziato a colpire con le loro bandiere, e poi sono scappati. Per fortuna mia moglie è riuscita a prendere nostro figlio e a coprirgli gli occhi: almeno non ha visto niente» so- spira la mezzala. «Ho amici ultras: una scelta di vita che non condivido, ma ognuno fa quello che gl pare  Azzardarsi però ad andare in dieci contro uno, da- vanti a famiglie e bambini, pen- so che sia lo schifo totale. Spe- ro che a certa gente non sia più permesso neanche di andare a vedere le partite», afferma con rabbia il classe ‘91.

UN CHINA PERICOLOSA. A più di un anno dall’aggressione a Riccardo Bernardini – il giovane arbitro che l’11 novembre 2018 rischiò di morire dopo essere stato colpito al volto al ‘Francesca Gianni’ pare che la lezione non sia stata capita: la violenza è purtroppo ancora presente nei campi dilettantistici, dove gruppi di teppisti possono sfogare indisturbati la propria rabbia su dei calciatori che giocano solo per passione, data l’assenza assoluta di ritorni economici. Stavolta, a tre giorni dal Natale, è toccato a un padre di famiglia essere aggredito davanti al suo glioletto: e questo fa pensare su quanto la misura sia colma. Il giocatore aggredito, fa sapere la società, ha preferito non sporgere denuncia.

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