Provocazione Tommasi: “Via il vincolo ai dilettanti”. Il parere del direttore

admincalciovero 9 Ottobre 2013 0
Provocazione Tommasi: “Via il vincolo ai dilettanti”. Il parere del direttore

Rivoluzione in arrivo nel calcio dilettanti. L’associazione italiana calciatori ha lanciato la sfida per togliere il vincolo societario che tiene bloccati fino a 25 anni i calciatori. «E’ assurdo che un dilettante sia vincolato alla società di appartenenza più di un giovane professionista», ha detto il presidente Aic Damiano Tommasi. Vogliamo far sì che alla maggiore età un giovane possa decidere dove giocare stagione per stagione». Ma il dibattito è aperto.

FAVOREVOLI
Negli anni ’70, Ennio Cuccuni, che oggi gestisce una scuola calcio a Sipicciano, acquistò con i soldi del papà operaio il proprio cartellino dal Castellamonte per giocare con la Viterbese. «Spero che questa iniziativa di Tommasi vada in porto – dice Cuccuini -: si tolgono di mezzo tante speculazioni e ricatti. C’è il premio di preparazione per le società che sono tutelate, pertanto è giusto che un ragazzo al compimento della maggiore età scelga dove giocare». 
Andrea Luciani oggi calciatore della Sorianese con un passato nelle giovanili della Lazio, spiega: «Ben venga questa nuova norma – ha detto – poiché quella attuale è troppo restrittiva e penalizza i ragazzi. E’una battaglia giusta, quella dell’Aic». Riccardo Bonucci, fratello maggiore del campione Leonardo, oggi gioca in Seconda categoria con il Tuscania, ma in passato vide sfumare il passaggio alla Pianese, per l’eccessiva richiesta economica che fece l’Ortana, suo club di appartenenza allora. «Sono favorevole alla proposta di Tommasi – afferma Bonucci – in passato ho sperimentato sulla mia pelle la delusione per un trasferimento mancato. A 25 anni un calciatore ha già visto passaretroppi treni».

CONTRARI
Di parere opposto i presidenti delle squadre di calcio. «In questa maniera si rischia di far saltare i settori giovanili – avverte Roberto Ciappici della Flaminia -: è una proposta che non si regge in piedi e favorisce solo i professionisti: così il calcio chiude. Altrimenti occorre sostenere chi lavora con i giovani attraverso i soldi che finiscono ai professionisti che hanno dalla loro parte sponsor e tv». Critico anche Massimo Baggiani, direttore generale del Pianoscarano: «Tommasi prende il classico abbaglio – spiega – se passasse il suo discorso, molte società dilettanti che formano e crescono giovani calciatori sarebbero costrette a chiudere. Così si favoriscono i club più forti economicamente che facendo pressione sui ragazzi avrebbero vita facile per portarli via. Una controproposta? Abbassare l’età a 23 anni, ma la tutela per le società deve restare». Dello stesso avviso, un altro uomo di calcio che punta molto sui giovani come il presidente del Montefiascone Lorenzo Minciotti: «I giovani per molte società come la nostra sono l’unica fonte di salvezza – ammette – gli sponsor fuggono e creare dei settori giovanili di alto livello è l’unica strada per sopravvivere. La proposta lanciata da Tommasi non ci aiuta: noi non lucriamo sui nostri ragazzi e se hanno l’opportunità di finire in un grande club li lasciamo andare, ma una sorta di assicurazione, come è di fatto la norma vigente deve restare per tutelare l’impegno dei club che puntano sui giovani». 

A questi pareri aggiungiamo il nostro, che è quello di un giornalista professionista ora direttore e proprietario di questo sito ed è quello di un presidente di società dilettantintistica, il Montecelio, che milita nel campionato di Eccellenza girone A. Bene, come giornalista apprezzo la provocazione ma la prima cosa che mi verrebbe da obbiettare è che trovo sperequativo che tra i professionisti ci sia un premio della Lega per chi schiera i cosiddetti “giovani di Lega” mentre per la serie D e l’Eccellenza ci sia solo l’obbligo di schierarli in campo. E nel caso dell’Eccellenza l’obbligo di schierare un ’96. Questo impoverisce i campionati e impoverisce anche il campionato juniores. Poi che succede ? – scrive ancora il giornalista – che quando i giovani diventano “vecchi” non giocano più se non sono superbravi. E questo impoverisce ancora di più il calcio dilettantistico. Del resto – aggiunge il giornalista -se sono bravi i giovani vanno tra i professionisti non a 19 o 20 anni, ma a 12 o anche prima. Insomma, credo che nei Palazzi del calcio abbiano le idee poco chiare sull’argomento.

E il presidente? Beh, è evidente che privare del vincolo le società dei dilettanti che, se ben gestite e soprattutto se non guifate da sparvieri da quattro soldi, sul piccolo mercato dei giovani poggiano gran parte delle loro tremolanti gambe finanziarie costituirebbe il colpo finale. Voglio dire che se un ragazzo che è cresciuto nella società, cui tu hai insegnato, che hai vestito e curato, cui hai insegnato l’educazione e il comportamento, possa tranquillamente salutarti e an darsene dove vuole lo trovo allucinante. Anzi, credo che qualcuno non ci sia con la testa lanciando proposte di questo tipo. SE ho un ragazzo di qualità media, che dall’Eccellenza può trasferirsi in serie D, perché non dovrei ottenere un ricavo sia pure modesto? Questo ripagherebbe le spese sostenute per farlo crescere quel ragazzo. Certo, se gli sparvieri e i truffatori del calcio dilettantistico pretendono la luna per trasferire un giovane, allora vanno condannati e messi alla berlina. Basterebbe magari mettere un tetto, che so, per un trasferimento fino ai 25 anni non si possono chiedere più di 2 o 3mila euro. Una cifra che tiene conto almeno delle spese sostenute dalla società. Insomma qualcosa si può fare, ma l’argomento va affrontato senza pregiudizi. Cosa difficile. Del resto, come ricordava Einstein, “It’s harder to crack a prejudice than an atom” (E’ più difficile rompere un pregiudizio che un atomo”.

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