DAVIDE GUIDA, DA CENTOCELLE ALL’URBETEVERE, UN MISTER CHE STUDIA GIAMPAOLO E SOGNA IL PROFESSIONISMO

admincalciovero 29 Novembre 2012 0
DAVIDE GUIDA, DA CENTOCELLE ALL’URBETEVERE, UN MISTER CHE STUDIA GIAMPAOLO E SOGNA IL PROFESSIONISMO

 

L’Allenatore dell’Urbetevere Davide Guida, romano classe 1983 e dunque tra i più giovani di tutta l’attuale Juniores Elite, si racconta con dovizia di particolari partendo dal suo essere stato calciatore di pregio, con le giovanili di Juventus e Roma, senza dimenticare i trascorsi in interregionale, e la nuova avventura che da quattro stagioni lo vede cambiare squadra ed allenare in categorie sempre più importanti. Con una profonda stima per Mister Marco Giampaolo (ex tra le ultime squadre di A e B di Siena, Cagliari, Catania, Ascoli) e la volontà di essere sempre sincero anche a rischio di essere antipatico.

A cura di Giovanni Crocè

 

Mister Guida, la sua squadra ha ritrovato la compattezza necessaria per farsi largo tra i giganti e ha vinto bene, anzi benissimo, contro la Nuova Tor Tre Teste. In questo successo c’è molto del suo modo di intendere il gioco del calcio

 

Ti ringrazio del complimento, ma ho dei ragazzi che quel che gli chiedi riescono ad applicare in campo, e questa è una qualità, la duttilità tattica, che è raro trovare in una rosa intera. A Tor Tre Teste abbiamo vinto usando il 3-5-2. E non l’avevamo mai provato prima, perché allo Ielasi abbiamo giocato senza 4 calciatori titolari e non ci siamo scomposti mai, neppure dopo essere rimasti in 10 a inizio secondo tempo. Solitamente giochiamo col 4-4-2 o col 4-3-3.

 

Lei ha cambiato 4 squadre in 4 anni sempre salendo di categoria giovanile, a parte l’anno passato dove era già all’Albalonga Juniores Elite, cambiano le piazze, ma quest’anno che cosa vuole per la sua Urbetevere?

 

Un conto è quello che ci chiede la società, che a me ha chiesto soprattutto di mettere in risalto il talento dei tanti bravi Juniores che abbiamo, da capitan Giuliano, che è qua da una vita, a Salini, Troccoli, Salvi ed altri ancora. Di conseguenza, se si impegnano e mettono in mostra con continuità e giocano bene, tutti sappiamo che possiamo arrivare ai primi posti. Ma nessuno, né il Presidente Raponi, né il Dg Stazi né il Ds Gianfranco Mungitore mi hanno detto: “vinci il campionato” o “portami lo scudetto”. Sanno bene che siamo una debuttante in questo campionato Elite, non dico una neopromossa però, perché il passato dell’Urbetevere, dice che quando gioca, lotta per i primi tre posti. Ma se lo chiede a me come lavoratore, le dico “Mister Guida farà di tutto per portare i suoi alla vittoria”, perché c’è tutto per farlo ed è sbagliato non cogliere il momento e io i miei li tratto tutti come quando io giocavo nella Primavera o negli Allievi della Roma o prima ancora nella Juventus

 

Come vede i ragazzi dopo la vittoria contro la Nuova Tor Tre Teste? Euforia da controllare?

 

Ti sembrerà una assurdità ed in parte lo è anche per me: questi qua all’Urbetevere sono troppo con la testa sulle spalle. A differenza della Juniores che avevo l’anno passato all’ Albalonga, che invece andavano tenuti a freno dopo una prestazione convincente o una bella affermazione, i ragazzi di questa Juniores sono posati, silenziosi, spesso ho paura a caricarli troppo. Vedo tante facce convinte ma nessun montato. Ma devono trovare l’equilibrio giusto a livello mentale, questo può essere il loro anno decisivo. Chi va in una Juniores Elite, a differenza di quanto molti credono, non ha finito la carriera. In pochi mesi può arrivare la svolta calcistica per tutti.

 

Eppure molti credono che se uno è a 17-18 anni all’Urbetevere è perché non è stato ritenuto pronto per il grande calcio, cosa ne pensa?

 

Che in giro ci sono dirigenti e osservatori bravi e meno bravi, o addirittura presuntuosi, così come per tutte le categorie della vita e del calcio, inclusi noi allenatori. A volte capita di poter dimostrare a distanza di anni che se un calciatore non era “pronto” da giovanissimo o da allievo, matura più tardi ma non per questo è alla fine del suo percorso meno forte. Certo poi il “manico”, ovvero l’allenatore professionista, o di Eccellenza o Serie D, non deve guardare solo un torneo o due, o solo le partite clou, ma se un giovane gli interessa deve seguirlo per davvero e fare anche scelte coraggiose. Altrimenti i vari Fabio Grosso, Liverani, Bucchi, o chi viene dal basso, viene sprecato, o quanto meno deve affrontare un percorso di carriera più duro e tortuoso. E in Eccellenza nel Lazio non vedo tutti questa qualità come gli anni passati ad esempio, quindi vuol dire che qualche bravo “under” magari è qua da me invece che stare in una bella prima squadra. Ora sta ai miei far ricredere chi può averli giudicati frettolosamente.

 

Cosa ricorda di quegli anni tra Roma e Torino, quando giocava da giovane?

 

Tutto bellissimo, poi ti abitui a voler sopravvivere e crescere facendo da te la maggior parte delle cose. Sicuramente fortifica il fisico e la mente, giocavo difensore centrale, e una certa cura nella scelta dei difensori mi resta quindi tutt’oggi, come credo ogni ex giocatore che ha fatto un certo ruolo, ha occhio per scegliere l’uomo giusto per quel preciso settore del campo. Da Torino dovetti tornare a Roma che ero giovanissimo, per un grave problema familiare per fortuna risolto, c’ero andato a 13 anni, e nella capitale feci circa 3 anni. Alla Primavera della Roma, metà anno, venni allenato anche da De Rossi Senior. Poi via a Frosinone e da lì tanta interregionale.

 

Le tappe della sua carriera?

 

Dopo Frosinone, tra le tante, Cassino, Macerata, Chiari, Acireale in Sicilia, Sambonifacese in provincia di Verona, e Narni, in Umbria, dove ho avuto un brutto infortunio ai legamenti del ginocchio che ha accelerato il mio arrivare a esser calciatore. D’Altronde avevo decine di compagni che mi dicevano “ricordati come si tratta coi calciatori, perché tu allenatore lo diventerai presto” , ma francamente – conclude Guida – non credevo di avere già 4 anni di panchina a neppure 30 anni! Da allenatore sono stato agli allievi fascia B elite della Libertas Centocelle, poi Allievi Elite del Villanova, e come ricordava lei ho salvato la Juniores Elite dell’Albalonga prima di venire qua. Con l’Albalonga mi era stato chiesto di salvarmi e siamo arrivati ai playoff, e questo per dimostrare che i miei  caciatori devono sempre provare a spingersi un po’ più in là di quel che credono, qualunque maglia indossino.

 

Che tipo è coi calciatori Davide Guida? Sergente di ferro?

 

Non esattamente. Diciamo che parto dal presupposto che come si usa dire, se i patti sono chiari, l’amicizia è lunga. Io dico sempre di basarmi quando parlo coi calciatori di qualunque età, sui cardini di sincerità e competenza. Nel primo caso, io dico sempre ai miei calciatori, il primo giorno “Io sono il tuo allenatore, né tuo fratello né un tuo amico né tuo padre, perciò preferisco starti antipatico a morte, pensare che io sia scarso è nel tuo diritto, ma mai eviterò di essere diretto e sincero con te”. Per il secondo caso, cerco di trasmettere sicurezza fin dal primo incontro, perché anche a 17-18 anni il calciatore è “bastardo”, implacabile, ti ha già giudicato e inquadrato nel giro di 20 secondi. E allora deve essere sicuro che tu sia per lui una guida sicura, competente, non uno approssimativo. Per ora il mio metodo d’approccio ha sempre funzionato.

 

Un suo modello di allenatore?

 

Il migliore per me nella gestione di qualunque cosa, gruppo, media, rapporto con la dirigenza, è Josè Mourinho senza dubbio. Ho letto tutti i suoi libri e da lui come da altri ho preso l’abitudine a leggere tanto, anche su internet, vedere video, leggere saggi e libri o riviste sul calcio, aggiornarmi, vedere partite di vari campionati e nazioni e poi provare a rubacchiare qualcosa dai più bravi e farlo mio in un modo unico. Solo così puoi contraddistinguerti in positivo, aggiornarti e riproporre. Compatibilmente col lavoro che svolgo, gestisco un esercizio di ristorazione e tabaccheria a Roma, ad esempio a maggio a Salsomaggiore (Pr) ho assistito ad un forum per allenatori dove hanno parlato in tanti, Montella, Alessandro Dal Canto, Devis Mangia, Marco Giampaolo e altri. Ecco, da Giampaolo ho rubato qualche idea tattica che uso anche qua all’Urbetevere ma non vi dico cosa, so solo che uno come Giampaolo lo stimo molto e mi spiace abbia raccolto così poco in serie A. Davvero bravo.

 

I calciatori e gli sportivi in genere non si sentono tutelati in età scolastica, spesso vengono bocciati e non trovano il giusto feeling con l’ambiente scolastico ed i professori, spesso o giocano bene o sono bravi studenti, difficile trovare un calciatore bravissimo a scuola.

 

Anche io quando giocavo difensore centrale mi sono scontrato ai tempi del liceo finito a Frosinone con la diffidenza e credo anche l’invidia di qualche professoressa, e io ho sempre studiato. Sai cosa penso? Che in realtà davo fastidio perché pensavano fossi un “protetto”, un “fighetto”, perché ero calciatore del  Frosinone così giovane, e anche al docente, come all’italiano medio, chi ha successo dava e dà fastidio. Oggi come Ieri. Uno come Briatore, pur non essendo uno stinco di Santo, se apre un locale come il Billionaire, viene detestato perché si pensa se la spassi in feste con fiumi di Champagne e belle donne, il che sarà anche vero, ma non si pensa a quante persone dà lavoro un grande imprenditore. Se in Italia raggiungi uno status che ti dà fama, o magari ricchezza, stai sulle scatole a tanti a prescindere, siamo un popolo di invidiosi, anche se non hai fatto male a nessuno. Pensi che ad alcuni dei miei attuali giocatori la scuola non firma neppure la giustificazione per uscire 20 minuti prima il giorno della partita. Per me questa scarsa collaborazione è molto brutta e inutile.

 

Vede differenza tra gli Juniores di oggi e i coetanei di quando lei faceva le stesse categorie? C’è chi dice fossero discretamente più seri i calciatori di un tempo

 

Può darsi, anche perché oggi, io vedo tanta agiatezza in più per i teenager, e questo fa mancare la fame, la voglia di emergere, soprattutto, in Italia, per quanto concerne da Roma in su, c’è un po’ di “popolo giovane” che ha la pancia piena. Io, che ho giocato nel profondo sud, ho notato questa differenza abissale. Sono convinto che un calciatore del Sud, più povero e che abbia il calcio o lo sport come unica via di uscita per la promozione sociale, sia più motivato e serio sul lavoro. A Palermo, Napoli,  Bari, uno stesso calciatore sarà più affamato, mentre a Roma e nel Nord, a volte questa fame nei ragazzi la vedo venire meno, e le faccio un esempio

 

Quale?

 

Io ho un gruppo ottimo, soprattutto degli ottimi attaccanti, Salvi, Salini, Troccoli, e altri.  Ma mi soffermo un attimo sul nostro trequartista ’95, Troccoli, grande talento, visione periferica di gioco, piedi che pennellano calcio. E mi arrabbio quando mi dice “mister, adoro il calcio, ma se arriva la grande chiamata da un club professionistico bene, altrimenti pazienza”. Io so che lo dice perché è un ragazzo equilibrato, ma uno del Sud piuttosto sviene in campo e non dice mai certe cose anche se le pensa. Per uno del sud, anche da più grande, quando col calcio anche io in Sicilia mi pagavo da vivere e da mangiare, se perdevi 3 partite di fila il presidente minacciava il blocco immediato degli stipendi. E allora dovevi vedere quanto sputavamo l’anima. Altro che benessere. O vincevi o niente mangiare!

 

Molti dicono che per fare carriera da calciatore o allenatore c’è spesso bisogno di andare via da Roma, perché c’è una pressione esagerata anche a livelli giovanili o dilettanti e le dirigenze vogliono tutto e subito e tutti sanno tutto su tutto in tempo reale. Opinioni di Davide Guida?

 

In parte può essere vero, perché se è reale la definizione di popolo di allenatori per noi italiani, a Roma lo è ancora di più. Per fortuna con la crisi economica si rischia di più e c’è spazio anche per i giovani allenatori e i vari Guardiola, Klopp, Stramaccioni, Montella, Villas Boas, hanno aperto gli occhi a tanti. E’ vero però che a Roma c’è un’amore e una sete di notizia per il calcio a tutti i livelli, e quindi ci sono tantissimi giornalisti, testate, siti, programmi, e la sovraesposizione genera nervosismi, ansie, fughe di notizie inesatte. Ma a Roma ce le andiamo anche a cercare, prenda il quartier generale di Trigoria: è a 20 minuti da Roma, volendo ci si arriva in un lampo, e i giornalisti ci mettono un attimo ad arrivare e sapere tutto se vogliono, con tutte le connivenze con radio e giornali. Milanello è ovattata, lontana da Milano, così come Vinovo per la Juventus, Appiano per l’Inter o Castelvolturno per il Napoli. Meno raggiungibile e sotto i riflettori sei e meglio lavori, nel calcio, in ogni categoria.

 

Un grazie a lei Mister, e in bocca al lupo per il suo campionato!

 

Grazie a te Giovanni, e a tutti quelli che seguono sportinoro e lavorano per il  calcio giovanile!

 

 

 

 

 

 

 

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