Di Iorio, una vita da bomber: “Mollo e mi siedo in panchina col mister”

admincalciovero 29 Luglio 2020 0
Di Iorio, una vita da bomber: “Mollo e mi siedo in panchina col mister”

Chissà cosa gli passerà per la mente il primo giorno di ritiro. Rispondere non è semplice perchè per Simone Di Iorio sta per cominciare una nuova vita. Niente più scarpini, niente più gol o sportellate con i difensori. Una vita fatta di tattiche, schemi e notti insonni passate a pensare all’undici da far scendere in campo la domenica. Per il bomber è arrivato il momento di dire basta, di mettere via pantaloncini e maglietta per vestire ora i panni dell’allenatore. Lo farà partendo da quella che è diventata un po’ come casa sua, l’Astrea, al fianco di mister Ferretti nel ruolo di allenatore in seconda.

Allora Simone, il momento è arrivato. Quand’è che hai capito che era giusto mettere la parola fine alla tua lunga carriera?

“Sono sincero, è un’idea che avevo già lo scorso anno poi però ho parlato con la società e abbiamo trovato un accordo anche per questa stagione. Poi, un po’ per com’è andata con lo stop dovuto al Covid, un po’ per quei problemi fisici che magari potevano iniziare a venir fuori, ha deciso di prendere la palla al balzo e fermarmi”.

Cos’è che ti ha convinto?

“Ho preferito fare questa scelta da solo, prima che qualcun altro la facesse per me. Non avrei sopportato l’idea di stare in campo trascinando le gambe magari, o peggio ancora fare i conti con qualche panchina di troppo. E’ per questo che ho deciso di fermarmi adesso, quando ancora stavo bene e potevo dare un contributo valido alla squadra”.

E adesso, cosa succederà?

“Eh, bella domanda. Sinceramente ancora non sono entrato nell’ottica di questo nuovo ruolo. Sino ad oggi era stata più che altro un’idea poi, grazie al direttore Migliaccio, questo pensiero si è concretizzato in una nuova avventura che vivrò al fianco di mister Ferretti”

Come ti immagini il primo giorno di ritiro?

“Non me lo immagino ancora (ride,ndr). Sarà un momento particolare sicuramente, quello sì, ma ancora non riesco a focalizzarlo in pieno. Quando tutto comincerà capirò cosa vuol dire veramente essere dall’altra parte. Sarà una bella emozione, anche solo cambiare spogliatoio, non aprire più la porta destinata alla squadra ma quella accanto”.

Cosa ti senti di poter dare alla squadra in queste nuove vesti?

“Be’ con molti dei ragazzi della squadra è tanto tempo che siamo insieme, con alcuni sono addirittura 10 anni. Ai più giovani, invece, cercherò di trasmettere tutta la mia esperienza, dandogli quei consigli che possano aiutarli a farli crescere. Con il direttore e l’allenatore abbiamo lavorato insieme anche sul mercato, per cercare quei giovani che avessero tanta voglia di fare e che rappresentassero i profili giusti per rendere al meglio in un contesto particolare come il nostro”.

Alle spalle ti lasci una bella carriera da calciatore. Pensi che, ora che sarai in panchina, ti sarà utile?

“Penso che chi è stato un buon giocatore sia avvantaggiato ma non è detto che diventi un buon allenatore. Fondamentale è capire che si vestono panni diversi e che di conseguenza bisogna ragionare in maniera differente rispetto a prima. Un allenatore studia e pensa al campo 24 ore al giorno. Il calciatore spesso si concentra davvero sul calcio solo quando si allena e quando gioca la domenica”.

Uno degli oneri più grandi con cui dovrai imparare a fare i conti sarà quello delle famose scelte che è chiamato a fare un tecnico. Sei pronto?

“Questo sarà il primo vero ostacolo da affrontare, fare delle scelte e farle nel modo giusto cercando di sbagliare il meno possibile. D’altronde, quando si sceglie un ruolo come questo, si sa a cosa si va incontro. L’allenatore è spesso la prima figura che paga quando le cose non vanno bene e adesso sarò io a mettermi da quella parte e, quando sarà il momento, prenderò le mie decisioni sperando che siano quelle più giuste per la squadra”.

In campo abbiamo imparato a conoscerti ma come sarà il Simone Di Iorio allenatore?

“Ancora mi sto calando nella parte e non ho ben capito che tipo di allenatore voglio essere. Nella carriera di un calciatore ci sono tante persone da cui prendere spunto ma la cosa importante è poi aggiungerci del proprio. Inizio da qui, cercando di riportare in campo tutte quelle sfaccettature che ho incontrato nel mia vita da calciatore”

Tante persone da cui prendere spunto. Simone Di Iorio a quale allenatore si ispira?

“Un po’ a tutti, poi ovvio che c’è qualcuno a cui ho cercato di rubare un po’ di più. Pino Ferazzoli all’Astrea, o Rambaudi, Incocciati alla Cisco, Magrini a Gavorrano. Ho cerato di prendere qualcosa da ognuno di loro”

Il libro degli schemi è già bello pieno quindi

“Più che gli schemi ho provato a rubare la loro parte carismatica. Le tattiche si studiano ma il rapporto con i giocatori quello no, non c’è un manuale”.

Tra i nomi che hai fatto c’è quello di Beppe Incocciati che adesso ha accolto un tuo ex compagno dei tempi della Cisco Roma come allenatore in seconda all’Atletico Terme Fiuggi

“Parli di Fabrizio Romondini. Con mister Incocciati sono rimasto in buoni rapporti nonostante non giocassi molto con lui, ma era normale visto che davanti avevo un mostro sacro come Daniel Ciofani. Sono felice che abbia preso con lui un professionista come Fabrizio”.

Tanti, di questi tempi, stanno facendo questa scelta

“Oltre a me e Romondini, così su due piedi mi vengono in mente i vari Morelli, diventato dirigente, o anche Bylon”

Perchè secondo te? Parla solo la carta d’identità o c’è altro dietro?

“Sarà un po’ per il momento strano che abbiamo vissuto, con tanti mesi di inattività forzata, ma alcuni di noi dopo un po’ di tempo capiscono da soli che è arrivato il momento di lasciare”.

Qual’è il momento giusto per lasciare?

“Io ho deciso di farlo nel modo più degno possibile. Ho chiuso una buona stagione, segnando ancora e tanta gente quando mi incontrava mi diceva ancora che stavo bene e che avrei potuto continuare. Questo per me è il modo giusto per chiudere una carriera perchè non c’è maniera migliore che farlo per scelta propria”.

Adesso però sei un giovane allenatore che dovrà vedersela anche con dei giovanissimi calciatori. Come lo vedi il discorso Under?

“Il mio era un altro tipo di calcio. Ora i giovani sono tutelati a 360 gradi, hanno voluto imporre questa regola per aiutarli ma, in realtà, non so fino a che punto questa scelta stia giovando ai ragazzi. Nel calcio chi vale esordisce anche a 16 o 17 anni, se uno è bravo non serve”.

I giovani calciatori di oggi, li trovi cambiati rispetto a quando tu eri agli inizi di carriera?

“Ora i ragazzi hanno un’altra mentalità e spesso, quando finiscono l’età da Under, si rapportano nel peggior modo possibile. Avanzano pretese, sventolando quelle presenze che magari hanno fatto solo per una questione di regolamento. Tant’è che nel 90% dei casi, una volta superata la fascia d’età da Under, molti smettono di sognare. Se non rubi con gli occhi dall’allenatore o dai senatori ogni volta che puoi, poi non riesci a reggere il confronto con chi del calcio ha fatto la sua vita, la sua passione e magari anche il lavoro per mandare avanti la famiglia”

Tornando a te, tra qualche anno dove preferiresti essere? Su una panchina di settore giovanile o su quella di una prima squadra?

“Su quella di una prima squadra, senza dubbio. Però posso essere sincero?”

Certo

“Il mio sogno non è fare l’allenatore”

Come no?

“Mi piacerebbe rimanere nello staff tecnico di una società come l’Astrea come figura che faccia da collante tra allenatore e squadra così da portare il mio contributo. L’Astrea, nei panni del direttore Migliaccio, ad oggi mi ha proposto questo ruolo permettendomi di collaborare anche sotto il piano decisionale per quanto riguarda i ragazzi da prendere, una figura dove sento di poter far valere al massimo la mia esperienza”.

Ti piace spaziare quindi, non solo campo…

“Per me è finita l’era da calciatore e ne inizia un’altra. Farò al più presto il corso per direttore sportivo, per tenermi aggiornato e per avere più qualità possibili da mettere a disposizione della società che così avrà più possibilità per capire dove collocarmi per dare il miglior contributo possibile”.

In chiusura Simone, tu sei stato un grande attaccante e ora sarai un allenatore. Cosa succederà se una tua punta la domenica si divora un gol praticamente già fatto? Te lo mangi o semplice pacca sulla spalla?

“Non me lo mangio”

Dobbiamo crederci?

“Se c’era una cosa che odiavo da giocatore erano i commenti del tipo ‘sii più cattivo’, o quelli del tipo ‘fai gol’. Un attaccante fa delle scelte e può capitare di sbagliare. Bisogna lasciarli tranquilli, fargli sentire la fiducia con la consapevolezza che qualche istante dopo potrebbe esserci l’occasione giusta per segnare. A volte basta una pacca sulla spalla poi c’è la settimana per parlare e confrontarsi”.

Va bene. Senti, nel caso i vari Giuntoli, Salvati, La Rosa o Romani leggessero quest’intervista. Vogliamo anticipargli cosa dovranno aspettarsi dal loro nuovo allenatore per la prossima stagione?

“Ti rispondo con una frase che a me dicevano sempre da piccolo. Ascolta sempre quando ti parlano e nel momento in cui ti parlano sii orgoglioso perchè è proprio quando smetteranno di farlo che dovrai preoccuparti. Ho sempre cercato di ascoltare chiunque cercasse di consigliarmi, dagli allenatori ai compagni più grandi. Se anche loro riusciranno a farlo non avranno problemi”.

Gazzetta Regionale

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