Lo scandalo Corriere Laziale arriva sul Corsera

admincalciovero 21 Marzo 2014 0

DI EMILIO PIERVINCENZI

E così anche la grande stampa nazionale si è finalmente accorta dello scandalo Corriere Laziale, un piccolo giornale che esce due volte alla settimana (il lunedì e il martedì), costa un euro e cinquanta, e tra le sue peculiarità ha quella di insultare le persone. Tutte quelle persone – per essere precisi fino in fondo – che in un modo o nell’altro si sono opposte al presidente della cooperativa giornalistica Edilazio, Eraclito Corbi, giornalista pubblicista sospeso dall’ordine dei giornalisti per attività antisindacale (ma per avere più quadro il chiaro vi rimando al pezzo di Rizzo sul Corsera, appunto, a pagina 21). Tra i suoi messi all’indice c’è di tutto: presidenti di società, giornalisti, politici. Per tutti loro un appuntamento assai godibile – soprattutto per gli avvocati – il martedì, quando nella pagina dedicata all’Indiscreto, senza firma (e ti credo), compare un florilegio di insulti, minacce più o meno velate, insinuazioni. Il signor Corbi, forse preso dal panico e dalla notizia che lo Stato non gli darà finalmente più il becco di un quattrino (ma la domanda è: chi ha firmato l’atto con il quale lo Stato, cioè tutti noi, disponeva il versamento di una somma di circa due milioni di euro all’anno al signor Corbi e al suo giornale? Non sarebbe il caso di fare una interrogazione parlamentare? E gli amici grillini, sempre solerti nell’indicare la strada della probità e dell’onestà, dove sono?), il signor Corbi dicevamo, forse preso dal panico causato dalle numerose denunce penali e civili che ha ricevuto (tra cui quella del sottoscritto, direttore di ilcalciovero.it, Emilio Piervincenzi) sta vivendo un periodo buio, oscuro intellettualmente e tragico economicamente. E probabilmente per questo, come un animale ferito (lui si paragona a un cinghiale, ma il precedente non porta bene, visto che “il cinghiale” era uno dei soprannomi di Bettino Craxi, nella fase ultima della sua carriera politica), spara a destra e a manca, senza sapere dove e come. Spara, Corbi, nel mucchio. Gli ultimi giorni di Pompei e del Corriere Laziale….

Ecco il testo dell’articolo di Rizzo sul Corriere della Sera

Dieci milioni 254.825 euro di soldi pubblici. Tanti ne ha incassati in sei anni, dal 2006 al 2011, un piccolo giornale sportivo romano che fa capo a una cooperativa, la Edilazio ‘92. Si chiama Corriere laziale , e in quanto vestito da coop è stato ammesso a godere delle laute provvidenze a carico dei contribuenti previste dalle leggi per l’editoria. Piccolo, ma dotato di una impressionante produttività di tessere professionali, considerando che ha sfornato da solo qualcosa come 560 (cinquecentosessanta!) pubblicisti.

Come sia stato possibile, è scritto in un esposto che la presidente dell’ordine dei giornalisti di Roma, Paola Spadari, ha presentato alla Procura della Repubblica. Con tanto di testimonianze e verbali. Nella denuncia si ricorda come l’ex direttore responsabile Eraclito Corbi, amministratore unico della cooperativa editrice del giornale nonché marito dell’attuale direttore Marcella Coccia, e per giunta già consigliere nazionale dell’ordine, sia stato sospeso per un anno dall’albo in seguito a un provvedimento disciplinare avviato dal predecessore di Paola Spadari, Bruno Tucci, decano del Corriere della Sera . Decisione confermata la scorsa primavera in secondo grado. Con una sanzione che sarebbe stata ancora più pesante, si dice nelle carte, se non esistesse quella regola piuttosto singolare per cui le sentenze dei ricorsi contro i provvedimenti disciplinari dell’ordine dei giornalisti non possono risultare peggiorative.

Quale l’accusa? Quella di aver messo in piedi una specie di fabbrica di pubblicisti, con una catena di montaggio funzionante a pieno ritmo. Ma a spese degli operai. La tesi fatta propria dal consiglio di disciplina dell’ordine è che il giornale reclutava giovani aspiranti giornalisti da impiegare per realizzare le cronache degli avvenimenti sportivi locali nel Lazio. Il loro compenso? Spiegano gli atti che consisteva solo nella documentazione necessaria per avere la sospirata iscrizione all’albo, che per i pubblicisti consiste in un certo numero di articoli pubblicati, a patto che siano regolarmente retribuiti. E questo è l’aspetto più delicato della faccenda, perché fra le testimonianze raccolte durante l’istruttoria sfociata nella sanzione inflitta a Corbi, c’è anche quella di chi ha dichiarato di aver dovuto firmare attestazioni di pagamenti mai avvenuti. Per il consiglio di disciplina il meccanismo sarebbe stato gestito da un’impresa familiare in piena regola, con l’ex direttore coadiuvato dai tre figli. Il tutto, con il corollario di quei generosi contributi pubblici incassati in sei anni.

La nuova presidente dell’Ordine di Roma ha ora ritenuto che ci fossero gli estremi per far uscire la vicenda dal recinto professionale, investendone i pm. In un clima di guerra totale con il Corriere laziale . Perché quel giornale specializzato nel seguire le serie calcistiche minori si sta impegnando a fondo da settimane in uno sport completamente diverso e del tutto inedito: il tiro all’Ordine. Ultimo capitolo, il titolone a tutta pagina del numero nel quale si riprende un articolo pubblicato una decina di giorni fa dal Fatto Quotidiano che dava conto di rilievi sollevati da uno dei sindaci revisori su certe voci di spesa: «Odg sotto accusa. Quanti sprechi!». La battaglia infuria, senza esclusione di colpi. Non passa giorno senza bordate all’indirizzo tanto di Paola Spadari, quanto del precedessore Tucci. Bordate in certi casi talmente eleganti da aver indotto la presidente a querelare il giornale. Mentre Corbi, abruzzese di Avezzano, l’avverte a mezzo stampa che da «lupo marsicano» si è trasformato «in cinghiale» pronto a caricare. E «credetemi», aggiunge, «le furie di un cinghiale sono spaventose»…

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